La storia delle Sibille e l'origine delle carte da divinazione.
Come è noto che nel mondo antico molte divinità disponevano di indovini, pitonesse o profeti che, a nome del dio, emettevano oracoli e predizioni.Tuttavia era diffusa la credenza che prima di questi personaggi fossero esistite alcune speciali interpreti della parola divina, esclusivamente di sesso femminile, non soggette al passare del tempo, isolate dal mondo e poco inclini a mostrarsi ai questuanti: erano le cosiddette SIBILLE.
Le Sibille sono carte usate a scopo divinatorio, di origine recente (XIX secolo). Il loro nome rimanda alla figura storico-mitologica della “Sibilla”, la famosa sacerdotessa dell’antichità che aveva il ruolo di interpretare il passato, chiarire il presente e predire il futuro. Le Sibille sono anche dette carte chiacchierine o pettegole, poiché sono particolarmente indicate a rivelare particolari eventi della vita quotidiana e vengono soprattutto usate per i responsi rispetto alle questioni “d’amore”.
Un mazzo di Sibille è composto da 52 carte. Ciò che contraddistingue il mazzo delle Sibille è che ogni carta è costituita da una rappresentazione figurata che illustra il suo significato divinatorio generale; spesso è presente anche una piccola casella in cui è raffigurato il seme corrispondente al classico mazzo di carte da Ramino (Fiori, Quadri, Picche e Cuori: ad ogni seme appartengono 13 carte di cui le prime dieci numerate da 1 a 10, le altre 3 dette “di corte”: Fante, Regina e Re). In alcuni mazzi, alla base della rappresentazione figurata è presente anche una didascalia che riassume i punti chiave di rappresentazione della carta. Altri mazzi invece sono costituiti da 32 carte, in quanto costruiti sul “jeu du piquet”, un gioco molto in voga nell’Ottocento (al normale mazzo venivano tolte le carte dal 2 al 6 di ogni seme). Non bisogna infatti dimenticare che le Sibille, come i Tarocchi, traggono la loro origine da mazzi di carte utilizzati anche a scopo ludico e, in secondo tempo, a scopo divinatorio.
Esistono diversi mazzi di Sibille, la cui differenza varia a seconda del paese originario di produzione. Generalmente, a parte qualche piccola discrepanza, il significato divinatorio resta simile per tutti i mazzi.
La Sibilla (in latino Sibylla; greco Σίβυλλα) è una figura esistita storicamente, presente nella mitologia greca e in quella romana. Le sibille erano vergini dotate di virtù profetiche ispirate da un dio (solitamente Apollo), ed erano in grado di fornire responsi e fare predizioni, per lo più in forma oscura o ambivalente. Uno dei più famosi responsi di una sibilla latina è la frase «Ibis redibis non morieris in bello»
Tra le più conosciute, la Sibilla Eritrea, la Sibilla Cumana e la Sibilla Delfica, rappresentanti altrettanti gruppi: ioniche, italiche ed orientali.
La Sibilla Cumana, per cui Varrone riporta tre possibili nomi: Amaltea, Erofile e Demofileè, è una delle figure semi-mitiche più complesse e a
ffascinanti che emergano dalla letteratura latina, anche se la sua prima menzione è in un autore greco di III sec. a.C., Licofrone. La Sibilla Cumana appare indirettamente già nel VI sec. a.C. quando, secondo una tradizione affermata, fu dalle sue mani che il re di Roma Tarquinio Prisco acquistò una cospicua raccolta di oracoli, redatti in esametri greci su foglie di palma, poi definiti Libri Sibillini. Secondo la leggenda, la Sibilla Cumana si era presentata a Tarquinio Prisco con nove libri chiedendo un compenso che il re reputò troppo alto: ne bruciò tre e poi altri tre mantenendo il prezzo inalterato, finché il re comprò gli ultimi tre al prezzo dei nove. Quale che ne fosse l’origine, è certo che questi libri costituirono una delle componenti più importanti della religione romana arcaica, tanto da essere consultati solo in caso di estrema necessità e di fronte a signa e prodigia che potevano lasciare intendere una precisa volontà degli dei. Alla consultazione di questi oracoli potevano accedere soltanto membri di un particolare collegio sacerdotale, originariamente di due, quindi di dieci e infine di quindici me
mbri che erano legati ai culti di origine greca, in particolare quello di Apollo, e successivamente, al controllo di quelli orientali. I libri, dapprima custoditi nel tempio di Giove Capitolino, bruciarono nell’incendio del Campidoglio dell’83 a.C., furono poi ricomposti grazie alla raccolta degli oracoli custoditi in tutta la Grecia e l’Asia Minore e quindi collocati da Augusto nel tempio di Apollo sul Palatino, accanto alla dimora imperiale. Qui rimasero sino al IV sec. d.C., quando furono distrutti dal generale Stilicone.
La leggenda che indica la Sibilla Cumana come autrice dei Libri Sibillini trova riscontro nel fatto che l’area cumana era sede di oracoli sin da età remota. E’ forse più sulla scorta di questa tradizione locale, che sulla presunta or
igine cumana dei Libri Sibillini, che Virgilio, nel libro VI dell’Eneide, descrisse la figura tremenda della Sibilla Cumana, maestosa sacerdotessa di Apollo e di Ecate Trivia, custode degli oracoli divini e delle porte dell’Ade, che mostra il futuro e gli abissi del Tartaro a Enea quando questi sbarcò presso le sponde cumane.
Nei poeti posteriori a Virgilio la solitaria e antica grandezza della Sibilla Cumana cede il posto a elementi superstiziosi e, talvolta, popolareschi. Properzio, Ovidio e Lucano tracciano la figura della Sibilla come quella di una vecchia con mille anni di vita, mentre Petronio nel Satyricon descriverà una Sibilla Cumana decrepita che, concorde con la testimonianza di Servio, Apollo ha reso immortale ma non eternamente giovane: ella, ridotta a minuscolo essere chiuso in una bottiglia, invoca in greco la morte. Al tempo di Stazio la consultazione dell’oracolo cumano risulta del tutto abbandonata e della sua immagine altro non resta che un simbolo astratto di Cuma.
Se volete iniziare a praticare la Cartomanzia leggendo le sibille ecco alcuni mazzi di carte;
I Misteri della Sibilla, Illustrazioni di E. Maiotti
La Vera Sibilla
Se invece volete approfondire l'argomento con un buon libro;
Sibille. Cosa sono e come si leggono
Il testo che offre un metodo semplice e divertente per assimilare e interiorizzare i significati delle cinquantadue carte delle Sibille. Il sistema delle aree tematiche, basato sulla suddivisione delle lame per gruppi omogenei, agevola la loro memorizzazione; tramite l'osservazione ragionata delle scene raffigurate in ciascuna carta, sarà possibile dare responsi chiari e immediati. Uno strumento di facile comprensione: lame che parlano per immagini, diverse dai classici tarocchi. Il volume comprende anche un capitolo dedicato ai vari metodi di gioco con esempi e un vademecum per il cartomante.
Questa perlomeno è....
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